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Università degli Studi di Milano www.unimi.it

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FINALMENTE LA RIFORMA – Il ministro Gelmini ha presentato il testo della riforma che dovrebbe finalmente restituire alle università  la capacità di preparare degnamente le nuove generazioni. Viste le premesse, tra manifestazioni e tagli di bilancio, ci si aspettava una riforma epocale, roba da far impallidire Berlinguer e la Moratti messi insieme, o quantomeno una modifica tale da fornire gli atenei di strumenti che consentano loro di rimanere competitivi sul piano internazionale nonostante gli esigui fondi a disposizione.

DUE PAROLE SUL CONTENUTO – Il disegno di legge  quasi non tocca la didattica, ma stanzia fondi extra per alloggi e borse di studio, introduce la possibilità per gli atenei con i bilanci in ordine di assumere nuovo personale, ed istituisce una commissione a sorteggio per la selezione dei candidati, docenti o ricercatori. Ancora, per prevenire l’ inoperosità vengono aboliti gli scatti automatici in carriera, che saranno subordinati all’effettivo lavoro di ricerca svolto, per lo stesso motivo nasce l’anagrafe dei docenti dove verranno pubblicate le attività svolte da tutti i professori. Forse l’unica pecca nel sistema è che se i fondi per avviare la ricerca sono stanziati dal “barone” di turno, questi potrebbe dirottarli verso i ricercatori a lui favorevoli e allo stesso modo chiedere che il suo nome o quello del suo protetto vengano inseriti tra gli autori.

GLI STUDENTI IN AUTOSTOP – Si tratta comunque di provvedimenti largamente condivisibili, che però non danno nessuna indicazione in merito ai problemi sollevati dalle proteste studentesche. Gli atenei italiani, già sottofinanziati rispetto alla media europea ( vedi post: Pinocchio non aveva un sito web ),  cercheranno di arrangiarsi come hanno sempre fatto da otto anni a questa parte. Del resto si sa, in Italia l’ istruzione degli studenti è vista come un fondo cui attingere nei momenti di crisi; proprio come fece la sinistra due anni fa quando prelevò 300 milioni di euro destinati alla ricerca per far cessare lo sciopero dei camionisti che stava paralizzando il paese, anche oggi la coppia Tremonti Brunetta userà il fondo per l’istruzione per coprire i debiti di Alitalia. Agli studenti la consolazione che quando vorranno lasciare il paese, su ruota o via aria, troveranno, forse, camionisti e piloti riconoscenti che daranno loro un passaggio.

Per approfondimenti : Il Dl 180 del 10 novembre 2008

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I BUONI PROPOSITI – Volendo provare a vestire i panni dell’avvocato difensore del Ministro Gelmini, sono andato a spulciare sul sito istituzionale del Ministero della Pubblica Istruzione, sicuro che ivi avrei trovato documentazione a sostegno della tesi governativa sugli sprechi nelle università pubbliche. Dopo essermi districato tra inutili comunicati di mera propaganda politica, stavo per arrendermi, quando ad un tratto mi cade l’occhio su di una relazione del 2007 chiamata “L’università in cifre”. Inizio a leggerla e la mia delusione è amarissima: i dati non mi sono granchè utili nella difesa del mio onorevole assistito

Spesa pubblica per l'universita' in rapporto al PIL ed per studente

LA DURA REALTA’ – Subito nelle prime due pagine si legge che, a parità di potere di acquisto, l’Italia ha investimenti per studente decisamente inferiori alla media (vedi figura 1). A pagina 6 di 98 perdo ogni speranza quando leggo che le spese per il personale non superano il 60% del totale (la Gelmini diceva il 97%!). Cito la relazione:

Figura 2

Le spese di personale costituiscono la parte più rilevante delle uscite delle università statali (59,5%)
e sono sensibilmente superiori alle altre spese di funzionamento (31,7%).
Anche nelle università non statali costituiscono le spese di maggior rilievo (48,6%), ma in questo caso
le altre spese correnti risultano incidere in misura proporzionalmente più elevata che nelle università statali (38,4%).

Il rapporto fa notare inoltre che il numero di studenti per docente è sensibilmente superiore alla media OCSE (Figura 3) anche se si evidenzia una certa mal distribuzione dei frequentanti nelle diverse facoltà. La relazione spazia poi ancora dai contratti  per i docenti fino alla tipologia e distribuzione degli studenti e può offrire, ad un’analisi più attenta, molte altre informazioni di carattere economico ma anche sociale sullo stato dei nostri atenei. Il mio consiglio al ministro, dimettendomi da suo difensore, è di prestare più attenzione nel fare dichiarazioni che si possono smentire dal suo sito istituzionale.scuolastat2

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