Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘ministro’

I BUONI PROPOSITI – Volendo provare a vestire i panni dell’avvocato difensore del Ministro Gelmini, sono andato a spulciare sul sito istituzionale del Ministero della Pubblica Istruzione, sicuro che ivi avrei trovato documentazione a sostegno della tesi governativa sugli sprechi nelle università pubbliche. Dopo essermi districato tra inutili comunicati di mera propaganda politica, stavo per arrendermi, quando ad un tratto mi cade l’occhio su di una relazione del 2007 chiamata “L’università in cifre”. Inizio a leggerla e la mia delusione è amarissima: i dati non mi sono granchè utili nella difesa del mio onorevole assistito

Spesa pubblica per l'universita' in rapporto al PIL ed per studente

LA DURA REALTA’ – Subito nelle prime due pagine si legge che, a parità di potere di acquisto, l’Italia ha investimenti per studente decisamente inferiori alla media (vedi figura 1). A pagina 6 di 98 perdo ogni speranza quando leggo che le spese per il personale non superano il 60% del totale (la Gelmini diceva il 97%!). Cito la relazione:

Figura 2

Le spese di personale costituiscono la parte più rilevante delle uscite delle università statali (59,5%)
e sono sensibilmente superiori alle altre spese di funzionamento (31,7%).
Anche nelle università non statali costituiscono le spese di maggior rilievo (48,6%), ma in questo caso
le altre spese correnti risultano incidere in misura proporzionalmente più elevata che nelle università statali (38,4%).

Il rapporto fa notare inoltre che il numero di studenti per docente è sensibilmente superiore alla media OCSE (Figura 3) anche se si evidenzia una certa mal distribuzione dei frequentanti nelle diverse facoltà. La relazione spazia poi ancora dai contratti  per i docenti fino alla tipologia e distribuzione degli studenti e può offrire, ad un’analisi più attenta, molte altre informazioni di carattere economico ma anche sociale sullo stato dei nostri atenei. Il mio consiglio al ministro, dimettendomi da suo difensore, è di prestare più attenzione nel fare dichiarazioni che si possono smentire dal suo sito istituzionale.scuolastat2

Per ingrandire le immagini cliccateci sopra.

Read Full Post »

ALFANO CONTRO TUTTI – La giustizia italiana come è noto è sempre lenta ed inefficace e spesso non garantisce alle parti i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione. Ma i tempi buii sono ormai finiti, è giunto infatti tra noi un illuminato giurista di nome Angelino Alfano che sta proponendo infinite misure per riuscire finalmente a sveltire la lenta macchina dei tribunali nostrani. In pricipio fu la “blocca-processi”, poi il”lodo” Alfano ed infine il, come è stato ribattezato, “ddl Alfano sulla messa in prova”. Quest’ultimo carcerevuole dire, in sostanza, basta alla sospensione condizionale della pena, che in pratica sconta di diritto tre anni agli incensurati, e al suo posto, introduce la messa in prova. Un provvedimento per cui tutti i reati punibili fino a 4 anni possono essere esentati da processo penale in cambio di lavori socialmente utili. Apriti cielo! Tutti a dar contro al povero Alfano che ribatte che è la stessa cosa che aveva proposto Di Pietro (anche se io non mi vanterei di aver copiato dal Tonino nazionale…) solo che lui voleva limitarla a 3 anni (il forcaiolo!). E cosa volete che cambi un annetto in più?

COSA CAMBIA UN ANNO – Allo stato attuale delle cose la condizionale è prevista per i reati fino a 3 anni e tutte le leggi approvate ad oggi sono fatte in maniera tale che, i reati considerati “più gravi”, siano punibili con almeno 3 anni di carcere, così da non concedere la libertà immediata a chi si è macchiato di colpe serie. Oltre il terzo anno troviamo invece reati come frodi, manovre speculative (come quelle considerate responsabili della crisi economica) ma anche furti non aggravati, danneggiamenti, appropriazione indebita, omissione di soccorso (i famosi pirati della strada) fino alle violenze private.

Bisogna comunque ricordare che la situazione carceraria italiana è già nuovamente al collasso, nonostante l’indulto, e che la sola eliminazione della condizionale senza una misura alternativa come la “messa in prova” rischierebbe di ingolfare le carceri, oltre che i tribunali, più di quanto non lo siano già. C’è quindi da augurarsi che la proposta non si perda nello scontro politico e che sia portata avanti, magari senza oltrepassare la linea del terzo anno che per convenzione distingue i reati considerati socialmente “gravi”.

Read Full Post »