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IL PREMIER INDAGATO – Ci risiamo, la solita magistratura schierata ha rinviato a giudizio il premier per un presunto caso di appropriazione indebita a causa di rimborsi gonfiati per alcuni viaggi aerei al fine di sfruttare il surplus per gli spostamenti di familiari e amici.

Niente panico, non siamo in Italia, bensì in Israele ed il primo ministro non si chiama Silvio Berlusconi ma Ehud Olmert; ed infatti, a differenza che dalle nostre parti, il premier, nonostante essersi dichiarato estraneo alla vicenda, si era già dimesso mesi fa, non appena saputo di essere indagato, pur rimanendo in carica fino alle elezioni di Febbraio.

LA TUTELA dell’ IMMAGINE – Tuttavia Ieri il suo partito, Kadima, alla notizia dell’ incriminazione, ha chiesto che Olmert lasci subito l’incarico, come ha dichiarato la futura candidata del partito e attuale ministro, Tzipi Livni:

Il primo ministro deve dimettersi, non c’e’ altra scelta…..Israele non puo’ tollerare una situazione in cui lui possa restare primo ministro dopo un’incriminazione

E’ importante sottolineare che, qualora fossero dimostrate le accuse, Olmert non ha fatto altro che addebitare i viaggi dei consanguinei allo stato israeliano gonfiando i propri rimborsi spesa, insomma una piccola “marachella”, che è però bastata a compromettere l’immagine di un partito intero che ora cerca di rimediare isolando l’autore. Possiamo comunque stare tranquilli, in Italia non è così semplice screditare un politico, per fortuna, se dovesse accadere avremmo le aule parlamentari vuote, magari con la fumettistica balla di sterpaglie trascinata dal vento.

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LA NOTIZIA – E’  di oggi la notizia che il presidente dell’ Associazione Nazionale Magistrati ha inviato una lettera al relatore speciale sui diritti umani dell’ ONU, tal Leandro Despuov, per chiedere il suo intervento riguardo hai quotidiani attacchi che la magistratura  italiana subisce da parte della politica in generale.

LE PERSECUZIONI GIUDIZIARIE – Se può infatti far sorridere la richiesta inviata all’ONU, non si può comunque non porsi delle domande di fronte alla situazione italiana che vede continui battibecchi tra parlamento e magistratura. Dalle magistrature di tutta Italia sono fiorite , in questi anni, molte indagini che vedevano coinvolti, a vario titolo, esponenti di tutto l’arco parlamentare e che hanno finito, volenti o nolenti, per  condizionare la stabilità politica del paese.Questi togati integralisti finiscono spesso per perseguitare esponenti parlamentari, rei di intrattenere rapporti con soggetti sotto inchiesta, e i poveri politici, in fondo, si limitano al pubblico ludibrio, cui additano i magistrati quotidianamente.

L’ON. INDIFESO– Bisogna tuttavia ricordare che l’accusa di faziosità e/o l’aggressione verbale non sono gli unici strumenti difensivi a disposizione del politico. Vi è la difesa in tribunale, direte voi. Certo che no! I parlamentari finiti a processo dopo l’elezione in Italia si possono contare sulle dita di una mano, gli altri si sono fatti scudo con le varie “difese” istituzionali concesse dalla loro carica (vedi D’Alema nel caso Unipol e tanti altri) o hanno direttamente trasferito i magistrati che li stavano indagando (vi ricordate di Forleo e De Magistris?). Per quei poveretti invece eletti dopo l’inizio del processo a loro carico (fenomeno tipicamente italiano), si può procedere con modifiche varie sul codice penale (come ci insegna Berlusconi). E se poi proprio, nonostante tutto, si è stati condannati, niente paura si può sempre approvare un indulto!

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