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IL CASO -Un paio di settimane fa l’ account facebook di Matteo Salvini, deputato della Lega Nord, è stato disattivato dai gestori del servizio senza una precisata ragione; dopo diverse mail, in cui chiedeva conto delle motivazioni di tale decisione, l’onorevole è passato al contrattacco depositando in parlamento un’ interrogazione con oggetto proprio la censura attuata dal famoso social network nei confronti suoi e di altre centinaia di utenti. La notizia rimbalza nel web, Salvini rilascia anche un’ intervista ad affaritaliani.it e ipotizzando sulle possibili cause dell’esclusione  si lascia andare a considerazioni decisamente poco diplomatiche:

“La sinistra ha fatto ostruzionismo alla Camera dei Deputati, e ha parlato per cinque ore filate: le alternative erano il suicidio o il computer. E quindi io sono stato lì, ad ammazzare il tempo, smanettando con la mail e con Facebook. Sono stato collegato un sacco di tempo, e magari avrò fatto troppe robe. Però cavolo, che almeno ti avvisassero!”

IL MERCATO della RETE – La mossa di Salvini è volta più che altro a creare attenzione intorno alla censura operata dal social network nei suoi confronti, anche il deputato sa infatti che  nessun organo istituzionale può intervenire nel merito di decisioni di privati (singoli o aziende che siano), ma era certo che, alla notizia, sarebbero stati gli utenti stessi a disertare, almeno in parte, un servizio che avrebbe perso di credibilità. Il liberalismo sui cui si fonda il sistema “internet” avrebbe inevitabilmente screditato Facebook agli occhi dei suoi consumatori\utenti che si sarebbero potuti benissimo rivolgere alla concorrenza, relegandolo a piattaforma esclusiva di un certo target politico e facendo di conseguenza diminuire visitatori ed introiti pubblicitari. Ed infatti, appena diffusasi la notizia, Facebook ha immediatamente riattivato il profilo dell’ On. Salvini, forse più per tutelare la propria immagine che per scongiurare l’interrogazione parlamentare (peraltro non ritirata), ma è riprova del fatto che nel libero mercato è il giudizio dell’ utente a decretare il successo dell’ impresa al contrario di quello che succede in altri canali mediatici.

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….dicono che le televisioni sono controllate dalla nostra parte politica, ma è esattamente vero il contrario….La terza rete Rai è una macchina da guerra contro di me e anche le mie televisioni remano contro. Per quanto riguarda i telegiornali c’è solo un tg, che fa l’8%, quello di Emilio Fede, che sostiene apertamente il Governo, ma lo fa in maniera piana, senza attaccare e insolentire gli altri….

Silvio Berlusconi 27.01.2006

Venerdì scorso (21.11.08 NdA) è stato presentato lo studio dell’osservatorio di Pavia intitolato “La sicurezza in Italia: significati, immagine e realtà” che analizza la percezione di sicurezza della popolazione in relazione ai mezzi di informazione, in particolare alla televisione. Nella prima parte, alla domanda: “Secondo lei c’è maggiore o minore criminalità in Italia rispetto a 5 anni fa? ” l’ 81% risponde che la criminalità è cresciuta, ma alla richiesta : “Secondo lei c’è maggiore o minore criminalità nella zona in cui vive rispetto a 5 anni fa? ” solo il 39% degli intervistati risponde maggiore. Infatti l’opinione pubblica, e quindi la percezione di sicurezza, non è generata soltanto dal contesto in cui si vive ma, soprattutto, dalle notizie che si apprendono dai mezzi di comunicatione.

Figura 1
Figura 1

Nella seconda parte si analizza poi più in dettaglio il rapporto tra sicurezza percepita e notizie diffuse dalle televisioni. Andando a guardare la figura 1 (click per ingrandire)  si nota subito come nel periodo del governo Prodi, nonostante il calo del numero dei reati, le sei reti nazionali abbiano dedicato molto spazio alla cronaca generando un crescente senso di insicurezza nella popolazione (linea beige in centro), e come queste siano calate nel periodo immediatamente precedente le elezioni.

Figura 2

Figura 2

La figura 2 è però molto più inquietante. Infatti l’andamento delle notizie di cronaca, comparato tra Rai e Mediaset, mostra come i palinsesti siano perfettamente paralleli, indice inequivocabile di come viene vissuta la concorrenza televisiva in Italia. I casi sono due o rai e mediaset si copiano i telegiornali perchè non riescono a trovare argomenti nuovi di cui parlare o, caso ben più grave, la linea editoriale dei telegiornali è “suggerita” da un unica regia. E questa non ha certo favorito il centrosinistra nelle ultime elezioni, nonostante quella “macchina da guerra” di Rai3.

Per chiunque volesse approfondire:   La sicurezza in Italia: significati, immagine e realtà

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