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Posts Tagged ‘censura’

SULL’ ONDA delle EMOZIONI – Non passa giorno che i media non si occupino di internet, o meglio dello squallore della rete, dipinta come un coacervo di sesso, bullismo, terroristi e fanatici. Come la recente storia d’Italia ci insegna, ad un primo periodo di  furore mediatico, segue inevitabilmente il tempo del delirio legislativo, nel quale tutto è permesso pur di venire incontro all’ animo popolare destato dalle polemiche televisivo-parlamentari.

L’ EMENDAMENTO – Arriviamo così all’emendamento del Sen. D’Alia (UDC) che in nome del più gretto populismo (nel migliore dei casi, nel peggiore a fini censori) decide di calpestare i fondamenti della Democrazia liberale. Il nostro parlamentare chiede infatti che sia dato potere al Ministro dell’ interno di oscurare quei siti che riportino contenuti oggetto di indagine per apologia di reato. Certo, se si pensa a siti che inneggiano al terrorismo o alle pagine di Facebook nelle quali si loda Totò Riina, tutto ciò può anche apparire sensato. Ma già oggi il PM può chiedere al giudice (e non al Ministro) l’autorizzazione a oscurare eventuali siti in cui si commettano reati (pensate ai siti truffaldini o a quelli pedoponografici) compresa quindi anche l’istigazione a delinquere o l’apologia di reato.

L’ IGNORANZA – Qui la vera ignoranza legislativa, il Senatore propone, in barba alla divisione dei poteri, che il governo (potere esecutivo) prenda delle decisioni che sono di competenza di quello giudiziario (i giudici), e ciò è anche più grave in considerazione del fatto che la materia oggetto del “giudizio ministeriale” è strettamente legata alla libertà di espressione (art. 21 della costituzione).  Con questa legge basterà una denuncia perchè il ministro possa decidere, a sua discrezione, di oscurare un sito, negando oltretutto quelle “garanzie” tanto care alla destra garantista.

QUI il testo integrale dell’emendamento

Di seguito l’intervista rilasciata dal Sen. D’Alia a A. Gilioli

P.S. : Le pagine di Facebook inneggianti alla mafia devono ricevere ovviamente una dura condanna da parte della politica ma sarebbe giusto anche, prima di prendersela con quattro cretini e i loro “interessi” telematici, cercare quantomeno di allontanare i colpevoli di favoreggiamento a Cosa Nostra dal Parlamento, come l’ On. Cuffaro vicepresidente del partito di cui D’Alia fa parte.

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it.wikipedia.org

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IL CASO -Un paio di settimane fa l’ account facebook di Matteo Salvini, deputato della Lega Nord, è stato disattivato dai gestori del servizio senza una precisata ragione; dopo diverse mail, in cui chiedeva conto delle motivazioni di tale decisione, l’onorevole è passato al contrattacco depositando in parlamento un’ interrogazione con oggetto proprio la censura attuata dal famoso social network nei confronti suoi e di altre centinaia di utenti. La notizia rimbalza nel web, Salvini rilascia anche un’ intervista ad affaritaliani.it e ipotizzando sulle possibili cause dell’esclusione  si lascia andare a considerazioni decisamente poco diplomatiche:

“La sinistra ha fatto ostruzionismo alla Camera dei Deputati, e ha parlato per cinque ore filate: le alternative erano il suicidio o il computer. E quindi io sono stato lì, ad ammazzare il tempo, smanettando con la mail e con Facebook. Sono stato collegato un sacco di tempo, e magari avrò fatto troppe robe. Però cavolo, che almeno ti avvisassero!”

IL MERCATO della RETE – La mossa di Salvini è volta più che altro a creare attenzione intorno alla censura operata dal social network nei suoi confronti, anche il deputato sa infatti che  nessun organo istituzionale può intervenire nel merito di decisioni di privati (singoli o aziende che siano), ma era certo che, alla notizia, sarebbero stati gli utenti stessi a disertare, almeno in parte, un servizio che avrebbe perso di credibilità. Il liberalismo sui cui si fonda il sistema “internet” avrebbe inevitabilmente screditato Facebook agli occhi dei suoi consumatori\utenti che si sarebbero potuti benissimo rivolgere alla concorrenza, relegandolo a piattaforma esclusiva di un certo target politico e facendo di conseguenza diminuire visitatori ed introiti pubblicitari. Ed infatti, appena diffusasi la notizia, Facebook ha immediatamente riattivato il profilo dell’ On. Salvini, forse più per tutelare la propria immagine che per scongiurare l’interrogazione parlamentare (peraltro non ritirata), ma è riprova del fatto che nel libero mercato è il giudizio dell’ utente a decretare il successo dell’ impresa al contrario di quello che succede in altri canali mediatici.

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